sabato 28 febbraio 2009

Mi sento un omicida

Non accenna a calare il silenzio sulla vicenda di Eluana, così come non accennano a abbassarsi i toni della Chiesa che anche oggi, per bocca del cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per gli operatori sanitari per la Pastorale della salute, torna ad attaccare Beppino Englaro: "Abbiamo un comandamento, il quinto, che dice di non uccidere. Chi uccide un innocente commette un omicidio e questo è chiaro. Se Beppino Englaro ha ammazzato la figlia Eluana allora è un omicida".
"Gli uomini di Chiesa moderino il linguaggio, non si può usare un linguaggio come quello del cardinale Barragan", dichiara invece don Tarcisio Puntel, parroco di Paluzza, il paese d'origine della famiglia Englaro, uno dei pochi sacerdoti che ha ancora un contatto con papà Englaro. "Beppino - aggiunge don Puntel - ha sbagliato, gliel'ho sempre detto, lui sa che ho una visione opposta alla sua, ma tra noi c'è rispetto - afferma il parroco - ed è per questo che continua il dialogo. Usare parole come 'assassino' o 'omicida' e apostrofare una persona in questo modo non è da cristiani. La verità va detta fino in fondo, senza mezzi termini, ma in un rapporto dialogico".


La verità...

domenica 15 febbraio 2009

"Weekend on Appennini" Meeting - Only the Braves ! - The day after

Voglio solo dire un enorme GRAZIE.

GRAZIE a tutti quelli che hanno partecipato, mettendosi a disposizione, non lamentandosi, aiutandoci, con la sola voglia di divertirsi rendendo questo evento mitico.
GRAZIE al cibo, squisito, e al bere, abbondante.
GRAZIE al camino intasato e al "rebbound" del fumo nella casa, manco fossimo a Londra...
GRAZIE ai didgeridoo e al bongo (al bongo un poco meno, ho quasi perso un timpano stando lì vicino due ore).
GRAZIE a Semola, eletta mascotte dell'evento.
GRAZIE alla sedia a sdraio che ha deciso di rompersi con me sopra alle 4 di notte.
GRAZIE al PC di Valerio che ha vomitato musica ininterrottamente per qualcosa come 18 ore.
GRAZIE al buon Padreterno che ci ha donato un weekend perfetto dal punto di vista atmosferico.
GRAZIE alle frane che ci hanno fatto fare una strada con 20km di tornanti di montagna in più.
GRAZIE al calore del camino.
GRAZIE al russare mio e di Matteo che hanno tenuto svegli quasi tutti nel salotto.
GRAZIE al "caffè della pace" in pieno mattino.
GRAZIE a chi si perde in montagna e ai vecchietti del bar vicino al parcheggio che ci hanno indicato la strada.
GRAZIE alla signora che ci voleva denunciare quando abbiamo tentato di buttare la sedia a sdraio rotta.

Ma soprattutto GRAZIE a Marco, Giovanna, Inti, Anja, Reza, Jess, Juliana, Alice, Carolina, Simona, Matteo, Marco, Paolo, Chiara, Daniele, Daniela, Enrico, Maura, Nicola, Barbara, Valerio, Valentina, Eustachio, Elena, Patrizia, Marta, Arthur, Nele, Marcella, Esmeralda, Antonella, Aleksandro e Eva (se ho dimenticato qualcuno me ne scuso).

Senza di voi questa piccola, meravigliosa follia non sarebbe diventata la meravigliosa giornata che ho vissuto.

E' stato un vero piacere e un piccolo onore organizzare questo evento per voi e con voi.

Stefano Pellone

domenica 8 febbraio 2009

Figli dell'epoca - Wislawa Szymborska

Siamo figli dell’epoca,
l’epoca è politica.

Tutte le tue, nostre, vostre
faccende diurne, notturne
sono faccende politiche.

Che ti piaccia o no,
i tuoi geni hanno un passato politico,
la tua pelle una sfumatura politica,
i tuoi occhi un aspetto politico.

Ciò di cui parli ha una risonanza,
ciò di cui taci ha una valenza
in un modo o nell’altro politica.

Perfino per campi, per boschi
fai passi politici
su uno sfondo politico.

Anche le poesie apolitiche sono politiche,
e in alto brilla la luna,
cosa non più lunare.
Essere o non essere, questo è il problema.
Quale problema, rispondi sul tema.
Problema politico.

Non devi neppure essere una creatura umana
per acquistare un significato politico.
Basta che tu sia petrolio,
mangime arricchito o materiale riciclabile.
O anche il tavolo delle trattative, sulla cui forma
si è disputato per mesi:
se negoziare sulla vita e la morte
intorno a uno rotondo o quadrato.

Intanto la gente moriva,
gli animali crepavano,
le case bruciavano e i campi inselvatichivano
come nelle epoche remote
e meno politiche.

sabato 7 febbraio 2009

Su Berlusconi qualcuno cantava...

Apri gli occhi pupo, stai attento pupo, non temere l'uomo nero, non temere l'uomo lupo, non temere l'uomo cupo, temi solo l'uomo astuto.
Lui fa da tutor prende tutto ciò che può, non fidarti nemmeno un po', non fidarti nemmeno un po', non fidarti nemmeno un po' di chi fa come Mazzarò.

Sto parlando di Mazzarò, dico Mazzarò, memorizzalo, se lo ammazzerò già lo so che lo rivedrò come Lazzaro, se ti si avvicina lo spezzerò come pane azimo, anzi no, come pan di zenzero, Mazzarò, come Verga io ti romanzerò. Vuoi la roba? La mia roba, no! Sono come una velina, non te la do. Nemmeno se fai goal su goal, nemmeno se fai rock & roll, nè se diventi status symbol, nè se ti metti in baby doll, i miei sentimenti non te li do... (ronf)
Aaah! Svegliati! Pargoletto svegliati! Giù dal letto sennò viene quel maledetto di Mazzarò che quando ero piccolo mi rubò il cavallo a dondolo ed i robot, la Mach 5 go go go, i lecca lecca con i bon bon, il vasino con la pupù, persino il cuculo del cu-cù cu-(swish), Supergulp alla Tv, Grisù, Scooby-Doo, la signora Minù, mi lasciò solo Winnie the Pooh, che se lo ficchi su per il...
Di chi è questo ciondolo? Di Mazzarò. Di chi è il cavallo a dondolo? Di Mazzarò. Di chi è il gioco da tavolo? Di Mazzarò. Di chi? Di Mazzarò. Di chi? Di Mazzarò.

Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.
Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.

Poi di botto fui giovanotto mentre lui in più diventò corrotto. Con più moneta di un terno al lotto comperò le ditte e l'indotto, fu padrone di ogni prodotto, fu modello di ogni picciotto, \"Voglio roba\" questo il suo motto, vuole roba? Che venga sotto, 'sto galeotto stolto, gli do un cazzotto sul volto, restituisca il maltolto, sì, lingotto su lingotto... (pant pant...) Dov'ero rimasto? Ah, sì... Mazzarò comperò tutto ciò che potè, quando poi volle me, dissi \"No\", lui disse \"Uè\". Io chiusi gli occhi per un po' e con orecchie da Dumbo, ascoltai quel manigoldo che volò via con un Jumbo, spalancando le orbite m'accorsi che coi suoi denari Mazzarò mutò i miei pari in quei dementi dei paninari, fighettini filoamericani con capi firmati, chini come cani con i capi più affermati, svegliati bimbo, via dal limbo degli assonnati che sei tra i suoi trofei più desiderati. Di chi è la banca, eh? Di Mazzarò. E la casa editrice di chi è? Di Mazzarò. Di chi è l'azienda tessile? Di Mazzarò. Di chi? Di Mazzarò. Eh già, di Mazzarò.

Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.
Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.

La mia donna, bella donna, pure in unisex, a letto siamo un Mulinex, la metto a cuccia come Rex, col mio Vix-Synex vado spedito tipo Fed-Ex e vivo momenti piccanti emulanti il Tex-Mex. Ma in un multiplex vide Mazzarò con due transex, lui le disse \"Ti porto ad Hollywood come il Frankie di Relax, beviti un paio di Beck's e facciamo del sado-sex\", e da quel giorno fu la mia ex, dura lex. Bù! Spaventati, non farti comprare da Mazzarò, non cedere al suo Rococò, nè ai contratti Co.co.co., gurugurugù qua qua no no, questo pupo non te lo do, gli sto insegnando il metodo che a te farà da antidoto. Mazzarò ha comprato tutto non gli manca niente, è proprietario di ogni ente anche inesistente, è un avido chirurgo che vuole il cuore della gente. Tu resta sveglio perchè lui fotte il dormiente! Di chi sono le pensioni? Di Mazzarò. Le comunicazioni? Di Mazzarò. Di chi sono i cromosomi? Di Mazzarò. Di chi? Di Mazzarò. Di chi? Di Mazzarò.

Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.
Ninna nanna, ninna nò, sta arrivando Mazzarò.
Resta sveglio che sennò, porta via quello che può.

venerdì 6 febbraio 2009

Il testo della lettera che il capo dello Stato ha inviato a Berlusconi prima che il CdM approvasse il decreto "salva-Eluana"

Signor Presidente,
lei certamente comprenderà come io condivida le ansietà sue e del Governo rispetto ad una vicenda dolorosissima sul piano umano e quanto mai delicata sul piano istituzionale.

Io non posso peraltro, nell’esercizio delle mie funzioni, farmi guidare da altro che un esame obiettivo della rispondenza o meno di un provvedimento legislativo di urgenza alle condizioni specifiche prescritte dalla Costituzione e ai principi da essa sanciti.

I temi della disciplina della fine della vita, del testamento biologico e dei trattamenti di alimentazione e di idratazione meccanica sono da tempo all’attenzione dell’opinione pubblica, delle forze politiche e del Parlamento, specialmente da quando sono stati resi particolarmente acuti dal progresso delle tecniche mediche.

Non è un caso se in ragione della loro complessità, dell’incidenza su diritti fondamentali della persona costituzionalmente garantiti e della diversità di posizioni che si sono manifestate, trasversalmente rispetto agli schieramenti politici, non si sia finora pervenuti a decisioni legislative integrative dell’ordinamento giuridico vigente.

Già sotto questo profilo il ricorso al decreto legge – piuttosto che un rinnovato impegno del Parlamento ad adottare con legge ordinaria una disciplina organica - appare soluzione inappropriata. Devo inoltre rilevare che rispetto allo sviluppo della discussione parlamentare non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa configurarsi come caso straordinario di necessità ed urgenza ai sensi dell’art. 77 della Costituzione se non l’impulso pur comprensibilmente suscitato dalla pubblicità e drammaticità di un singolo caso. Ma il fondamentale principio della distinzione e del reciproco rispetto tra poteri e organi dello Stato non consente di disattendere la soluzione che per esso è stata individuata da una decisione giudiziaria definitiva sulla base dei principi, anche costituzionali, desumibili dall’ordinamento giuridico vigente.

Decisione definitiva, sotto il profilo dei presupposti di diritto, deve infatti considerarsi, anche un decreto emesso nel corso di un procedimento di volontaria giurisdizione, non ulteriormente impugnabile, che ha avuto ad oggetto contrapposte posizioni di diritto soggettivo e in relazione al quale la Corte di cassazione ha ritenuto ammissibile pronunciarsi a norma dell’articolo 111 della Costituzione: decreto che ha dato applicazione al principio di diritto fissato da una sentenza della Corte di cassazione e che, al pari di questa, non è stato ritenuto invasivo da parte della Corte costituzionale della sfera di competenza del potere legislativo.

Desta inoltre gravi perplessità l’adozione di una disciplina dichiaratamente provvisoria e a tempo indeterminato, delle modalità di tutela di diritti della persona costituzionalmente garantiti dal combinato disposto degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione: disciplina altresì circoscritta alle persone che non siano più in grado di manifestare la propria volontà in ordine ad atti costrittivi di disposizione del loro corpo.

Ricordo infine che il potere del Presidente della Repubblica di rifiutare la sottoscrizione di provvedimenti di urgenza manifestamente privi dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza previsti dall’art. 77 della Costituzione o per altro verso manifestamente lesivi di norme e principi costituzionali discende dalla natura della funzione di garanzia istituzionale che la Costituzione assegna al Capo dello Stato ed è confermata da più precedenti consistenti sia in formali dinieghi di emanazione di decreti legge sia in espresse dichiarazioni di principio di miei predecessori (si indicano nel poscritto i più significativi esempi in tal senso).

Confido che una pacata considerazione delle ragioni da me indicate in questa lettera valga ad evitare un contrasto formale in materia di decretazione di urgenza che finora ci siamo congiuntamente adoperati per evitare.


Poscritto

Con una lettera del 24 giugno 1980, il Presidente Pertini rifiutò l’emanazione di un decreto-legge a lui sottoposto per la firma in materia di verifica delle sottoscrizioni delle richieste di referendum abrogativo;

il 3 giugno 1981, sempre il Presidente Pertini, chiamato a sottoscrivere un provvedimento di urgenza, richiese al Presidente del Consiglio di riconsiderare la congruità dell’emanazione per decreto-legge di norme per la disciplina delle prestazioni di cura erogate dal Servizio Sanitario Nazionale. Nel caso specifico, uno degli argomenti addotti dal Capo dello Stato consisteva nel rilievo della contraddizione tra la disciplina del decreto-legge emanando e “un indirizzo giurisprudenziale in via di definizione”;

con lettera 10 luglio 1989 al Presidente del Consiglio De Mita, il Presidente Cossiga manifestò la sua riserva in ordine alla presenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza ai fini dell’emanazione di un decreto-legge in materia di profili professionali del personale dell’ANAS e affermò: “Ritengo, pertanto, che, allo stato, sia opportuno soprassedere all’emanazione del provvedimento, in attesa della conclusione del dibattito parlamentare sull’analogo decreto relativo al personale del Ministero dell’interno”;

in quella stessa lettera e successivamente nella lettera al Presidente del Consiglio Andreotti del 6 febbraio 1990, il Presidente Cossiga richiamò all’osservanza delle specifiche condizioni di urgenza e necessità che giustificano il ricorso alla decretazione di urgenza, ritenendo legittimo da parte sua – in caso di non soddisfacente e convincente motivazione del provvedimento – il puro e semplice rifiuto di emanazione del decreto – legge;

con un comunicato del 7 marzo 1993, il Presidente Scalfaro, in rapporto all’emanazione di un decreto-legge in materia di finanziamento dei partiti politici invitò il Governo a riconsiderare l’intera questione, ritenendo più appropriata la presentazione alle Camere di un provvedimento in forma diversa da quella del decreto-legge.

mercoledì 4 febbraio 2009

Corollario a "Le misurazioni galileiane"

La tizia del centro medico mi ha chiesto se soffro di claustrofobia e alla mia risposta negativa ha detto: "guardi che doivrà rimanre nel macchinario almeno 20 minuti."
La mia risposta:"Beh, signorina, per passare il tempo al massimo mi metto a cantare"

Le misurazioni galileiane

Ahhahahahahahahahh!!!
No, questa ve la devo raccontare!!!
Chiamo a Monselice (PD) per la prenotazione della mia ulteriore risonanza magnetica (dato che in Emilia Romagna se ne parla tra 6 mesi almeno) e la signorina al telefono comincia a farmi una serie di domande del tipo il numero dell'aspettativa medica, nome e cognome, età, altezza, peso...
Altezza?
PESO???
Sentiti i due valori, mi fa: "Guardi, lei dovrebbe stendersi a terra e misurarsi l'addome IN ALTEZZA nel punto più alto in quanto il macchinario per la risonanza magnetica è alto SOLO 35cm e lei potrebbe non entrarci."

O_o

Ce l'ho alto 25cm.

L'addome.

lunedì 2 febbraio 2009

Canzone - Il Nucleo - Oggi sono un demone



Ho aperto gli occhi e mi sento diverso
smarrito e distratto dal mio ego
Come se parte di me stesse pensando
mentre l’altra sta ancora sognando
Cammino curvo trascino il mio corpo
appendice di un lato più leggero
Di notte spento perché riprenda forza
e appena sveglio si nutre rabbia

Passo la mano sul vetro allo specchio mi guardo e mi vedo metà …
… metà di me che sorride chiedendo all’immagine “come gli va”

Va come deve andare ... come immagini
Va come deve andare ... senza te
Guardami bene oggi sono un demone
So come diventare senza te…

Distratto e perso in un profondo io
mi muovo frenetico … irrequieto
Come se parte di me stesse cercando
di ritagliarsi un possibile spazio

Passo la mano sul vetro allo specchio mi guardo e mi vedo metà …
… metà di me che sorride chiedendo all’immagine “come gli va”

Va come deve andare ... come immagini
Va come deve andare ... senza te
Guardami bene oggi sono un demone
So come diventare senza te…