domenica 10 agosto 2014

Essere nerd oggi

nerd
s.
1 (sl. spreg.) persona tenuta in scarsa considerazione; scemo; nullità; (Am,colloq) imbranato m., personaggio m. fantozziano.
2 (sl. inform.) fanatico del computer.

Sono un Nerd.
Cioè, io sono un nerd vecchio stampo ma sono sempre un nerd, e ne vado anzi fiero.
Ma cosa vuol dire essere nerd? Soprattutto, cosa vuol dire OGGI essere un nerd?
Secondo me i tratti distintivi di un nerd sono quattro:

1) Come veste un nerd? Prima i nerd vestivano in modo molto distintivo: occhialoni con la montatura spessa di corno (meglio se nera e meglio ancora se con un pezzettino di nastro adesivo che teneva le stanghette su), capello ingelatino alla leccata di vacca (aderente cioè al cranio), maglietta consunta o camicia a quadri oppure camicia monotinta con gilet di maglia smanicato, pantalone alla pinocchietto e scarpe tipo Lumberjack o da ginnastica basse. Le ragazze cambiavano solo per la gonna sotto il ginocchio a quadri scozzesi, la camicetta spesso rosa o bianca con i bottoni bianchi bene in evidenza e le scarpe basse, abolito il tacco.
OGGI come vestono? Beh direi che lo sdoganamento dell’immagine del nerd è passato attraverso gli anni ’80, i college americani, i computers e la moda, che ha trasformato l’abbigliamento del nerd in una sorta di must per determinate classi sociali. Oggi i nerd vestono in modo molto da college americano: pantaloni comodi, scarpe da ginnastica, magliette oversize con spesso immagini di carattere informatico o di giochi di ruolo (qualche volta anche con una pornostar sopra), gli occhiali forse sono rimasti l’unica cosa che ancora resiste del vecchio abbigliamento insieme al capello ingelatinato, anche se ormai è l’eccezione e non la regola.
Le ragazze conservano la gonna a scacchi che però si è accorciata e si vestono spesso con una molto più comoda maglietta, cambiando le scarpe basse con gli stivali. Alcune di loro indossano abiti di foggia gotica o che abbondano di pizzi e merletti. Ed oggi  queste mode sembrano avere attecchito in molte sottoculture popolari senza che nessuno dica al nerd che "è uno sfigato", anzi.

2) Che musica ascoltano i nerd? La musica forse è una delle poche cose che in questi anni non è mai cambiata nella realtà nerd. I nerd ascoltano spessissimo musica elettronica e rock, spesso con testi che riflettono la vita di tutti i giorni e che elaborano i loro piccoli grandi problemi. Gruppi come i Weezer o i Daft Punk possono dare un’ottima idea del tipo di musica che i nerd ascoltano oggigiorno. Non è però neanche da disdegnare la musica pop-punk di ultima generazione o il metal epico e sinfonico con argomenti spesso fantasy (un nome su tutti: Blind Guardian).

3) Che cosa legge un nerd? La lettura cartacea ha ceduto il passo alla lettura del Web. Ormai il tempo delle riviste di informatica è quasi tramontato, resistono solo alcune riviste di settore lette dai nerd veramente informatici. Per quanto riguarda i libri invece il nerd continua ad essere un assiduo lettore cartaceo, soprattutto di saghe fantascientifiche o fantasy oppure di libri di pura divulgazione scientifica (Tolkine e Hawking, giusto per citare un esempio per le due categorie).
Il nerd legge i blog degli amici, le e-zine sugli argomenti che gli interessano e segue di Facebook solo le pagine che gli interessano, pagine spesso a carattere informatico-scintifico-divulgativo-fumettistico: preferisce leggere articoli in rete da siti di protesta civile, su come modificare il suo pc, su quale Debian sia migliore per il suo IPhone…. Il mondo lo interessa relativamente poco ma segue con occhio critico gli avvenimenti di una certa risonanza mondiale ed è capace di organizzare abbastanza efficacemente un network di informazioni per trasmettere ciò che gli interessa con un tam-tam mediatico imbarazzante per velocità e diffusione.
Un capitolo a parte lo meritano i fumetti ed i manga, oggi vero pane quotidiano del nerd che li consuma con la stessa velocità con cui si consuma il manto stradale dalle Orte-Ravenna ad Agosto. E spesso li legge scansionati oppure in lingua originale.

4) Quali sono i passatempi del nerd? Beh, questa è davvero l’unica cosa che non è cambiata, anzi si è ampliata nel tempo. Considerando ormai must inattaccabili i giochi di ruolo, l’elettronica e le consolle, nel tempo si sono aggiunti le rivisitazioni storiche e il gioco di ruolo dal vivo, le fiere di giochi, il cosplay, le carte collezionabili come Magic, i giochi da tavolo come Warhammer 40.000, l’IPod, i MMORPG come World of Warcraft, i blog (da seguire “Order of the Stick” e “Storie dalla Sala Macchine”), il computer (al 99,99% con l’ultima distro di Linux), andare ai concerti… Paradossalmente il nerd oggi è molto meno asociale dei suoi colleghi “normale” in quanto i suoi canali di socializzazione sono molto più efficaci e diretti, partendo da un background comune e sfociando quasi in un neocameratismo informatico che rinsalda le amicizie.

Perchè dico tutto questo? Perchè sono nerd. E sono fiero di esserlo.

lunedì 23 giugno 2014

Sette respiri

Secondo il Bushido, una decisione va presa nello spazio di sette respiri.
Il primo respiro serve per allontanare lo spettro del fallimento.
Il secondo respiro serve per allontanare lo spettro della paura.
Il terzo respiro serve per allontanare lo spettro dell'indecisione.
Il quarto respiro serve per allontanare lo spettro dell'inadeguatezza.
Il quinto respiro serve per fare spazio dentro il proprio cuore.
Il sesto respiro serve per fare spazio dentro la propria mente.
Il settimo respiro serve per prendere l'energia necessaria per decidere.
Alla fine del settimo respiro, apri gli occhi e pensa al problema che ti sei posto.
Qualunque sia la decisione che prenderai, sarà quella che per te è giusta.

martedì 3 giugno 2014

La mia Macchina



Come qualcuno di voi sa, da qualche tempo posseggo una Macchina vecchiotta, una Lancia Delta 1,9 TD del 1996. L'auto era appartenuta a mio zio che me la diede quando per un guasto la mia vecchia auto, una Fiat Bravo, diventò inusabile (grippò completamente il motore per un problema di distribuzione dell'olio alla testata).
La Macchina, complice anche il periodo post terapia, è rimasta per molto tempo ferma in garage ma, una volta stabilizzatesi le mie condizioni di salute, l'ho rimessa in piedi ed ho cominciato ad usarla, ed anche abbastanza, se è vero che in 3 anni ha quasi percorso 75000 km.
Ora però la mia Macchina mi sta facendo passare una serie di guai a catena uno meglio di un altro.
Premettendo che la mia previsione era quella di rimetterla in piedi per un paio d'anni al massimo per comprarne una nuova a Dicembre del 2015, devo dire che sto cominciando a rivedere la possibilità che questo accasa vista la casistica varia ed assortita di danni meccanici e non che stanno sputando come funghi.
La triste et dolorosa croni-historia è presto fatta: ho prima cambiato le gomme, poi cambiato un cerchione, poi ho cambiato i sensori dei freni, poi ho cambiato le pasticche, poi ho cambiato le ganasce dei freni anteriori e posteriori, poi ho cambiato la batteria, poi ho cambiato gli ammortizzatori anteriori, poi ho cambiato la cinghia dei servizi ed infine ho cambiato l'alternatore venerdì scorso. Ed ognuno di questi guasti è spesso costellato, oltre che da ovvie bestemmie, anche da soste in luoghi ameni e affascinanti dove la mia Macchina ha deciso di abbandonarmi per farmi godere il panorama tra un moccolo ed un altro.
L'ultima è successa ieri: dopo il concerto dei Queens of the Stone Age, con altre tre persone in auto, la Macchina ha deciso di non dare più nessun segno di vita meccanico. La batteria funziona perfettamente, la corrente arriva, ma non gira niente. TEMO sia il motorino di avviamento.

A conti fatti, in un anno, ho speso per la mia macchina poco più di 1000€ senza contare l'assicurazione ed il bollo.

Come avrete notato, ho usato la maiuscola per la mia Macchina.
Perchè io sono convinto che sia viva.
E che mi odi profondamente.

giovedì 29 maggio 2014

La mala education musical



Fin da piccolo in casa mia si è sempre ascoltata musica. Mio padre amava ascoltare le cassette ed i vinili sullo stereo grande di casa in salotto ed ho ascoltato Pooh, Mina, Fred Bongusto, Giorgio Gaber, Fabrizio De Andrè, Donatella Moretti, la Schola Cantorum della RCA, la Selezione da Caino e Abele, Jesus Christ Superstar… insomma davvero un po’ di tutto.
Ogni tanto guardavo tra le cassette di mio padre e leggevo dei nomi che non capivo, alcuni anche ostici da pronunciare per un ragazzino che frequentava le medie: “Ma come caspita si legge questo? Kraftwerk? Ma chi cacchio sono? E questi… Genesis? Ma chi diamine sono? E come si leggerà questo Cob… Cobham? BAH!”
Il mio primo amore musicale è stato Edoardo Bennato: prendevo il 137 o il 33 per andare da Castellino, un negozio di dischi e giochi per pc a via Secondigliano, e compravo le musicassette dei suoi album. Le ho tutte, compreso anche qualche vinile. Mi mettevo in camera, premevo play e scrivevo i testi delle canzoni per impararle meglio e memorizzarle. Inutile dire che sono state le prime canzoni che ho suonato sulla chitarra anche grazie alla passione comune con la mia amica Marina, la prima persona che mi ha insegnato come imbracciare una acustica e strimpellare i primi barrè.
Tutto cambiò un giorno di estate del 1994.
Ascoltavo in sottofondo MTV (quando ancora era ascoltabile) e le mie orecchie furono colpite da un giro di basso pazzesco che mi prese all’istante. Vedevo quasi allucinato questo video di questi pazzi su un divano semidistrutto che si dimenavano come dei folli e ne rimasi folgorato. Presi nota del nome del gruppo e del disco ed andai subito a comprarlo. E con subito intendo subito. Dopo un’ora avevo per le mani la musicassetta di “Dookie” dei Green Day, cassetta che ancora conservo gelosamente e che ancora oggi ascolto ogni tanto.
Poco dopo, alle superiori, l’incontro folgorante con Gaetano e Lello, i miei due inseparabili compagni delle superiori. Noi tre i Cavalieri dell’Ave Maria, noi tre sempre insieme, noi tre a suonare in casa di Lello, io la chitarra, Lello la batteria, Gaetano il basso, noi tre e le prime registrazioni (che conservo tuttora), noi tre i Sounds Never Seen, noi tre così diversi musicalmente, con Lello amante della musica classica, Gaetano del metal ed io del rock e dell’elettronica, noi tre così uniti fino a che la vita non ci ha messo lo zampino e ci ha spedito a centinaia di chilometri di distanza. Ma che tempi quelli, ragazzi.
Dopo di allora venne il gioco di ruolo, Dragons’ Lair e la conoscenza di Riccardo, che oltre ad insegnarmi a giocare di ruolo è stato per molti versi un fratello maggiore e che mi ha fatto conoscere i Depeche Mode. Prendevo la mia Panda, andavo all’Auchan, entravo nello store musicale di Trony ed ogni mese compravo almeno tre cd in offerta. Da allora ho tutta la loro discografia, ed anche lì ho imparato tutte le canzoni a memoria. Forse i DM sono stati un po’ pesanti per un ragazzino di 18-19 anni, ma non rimpiango niente di quei tempi.
Da allora ne è passata tantissima di musica in queste orecchie, di tutti i tipi e di tutti i modi, c’è stata l’esperienza a Sarabanda e c’è al momento la mia collaborazione con MelodicaMente ed in tutti questi anni la mia apertura mentale musicale mi ha permesso di vivere moltissime bellissime esperienze, di cui serbo fantastici ricordi, MA se devo focalizzare tre momenti precisi, direi che i momenti più belli sono stati il concerto degli Estra del 1998 con Gaetano dove ci fermammo a mangiare un panino con Giulio Casale, il concerto dei Massive Attack all’Arena Flegrea con il mio amico e compagno delle superiori Sergio Santoro (IMHO best live stage EVAH!) ed il primo concerto dei Depeche Mode lo scorso Novembre, dove mi sono trovato a piangere da solo sul parco del San Siro per un sogno di un bambino che diventava realtà.
And the beat goes on…

mercoledì 7 maggio 2014

Ritorno a casa

I passi dell'uomo si susseguivano ed il loro rumore sul fango ormai seccato dal sole, inframezzato da quello di un bastone, era quasi ipnotico, scandiva il tempo... Ma quale tempo? Di quale luogo? A questa domanda Silius non aveva una risposta. Troppo era successo in questi giorni a Lunaria.
Già, Lunaria... una "gemma", come gli avevano detto quelli che come lui erano capitati lì, una delle tante sparse nel... nel... Multiverso, ecco la parola. Troppe novità da digerire in cinque giorni, troppi scossoni al suo credo, troppe cose da capire in così poco tempo.
Nella sua mente si affollavano mille domande nate in quei giorni sui campi di battaglia e tra le tende.
Domande che non avevano, al momento, una sola risposta che non creasse un'altra domanda ancora più insidiosa e profonda.

E pensare che era bastata quella salita sul colle fuori Bordona a cambiare forse per sempre la sua vita: alla fine dell'erta aveva trovato quel tempio semidistrutto insieme ad uno stuolo di... "ombre". Era l'unica parola che descriveva bene quello che aveva visto, l'unica similitudine possibile, se si esclude il fatto che le ombre non uccidono.
L'unica via d'uscita era quel portale oscuro e violaceo, pulsante di vita e di voci, che prometteva una via di fuga. Ma forse, per una volta, la salvezza era più inquietante del pericolo stesso.

Da lì il viaggio, l'arrivo, l'atterraggio tutt'altro che morbido su un terreno sconosciuto, i fuochi lontani nella notte e quello stendardo piazzato sopra un muro di recinzione di un castello affianco ad un'insegna enorme raffigurante un toro.
Aelemil era lì.
Come e per quale motivo non lo sapeva ancora, ma chiedere alle guardie del cancello non gli sarebbe costato nulla.
E da lì era iniziato tutto.

Ora, nella strada verso la probabile via d'uscita da quel mondo, le sue domande non trovavano risposta, ma anzi porgevano il fianco ad altre domande ben più pesanti e preoccupanti: e se l'epidemia di Naphor non fosse altro che una malattia propagata dal Nexus? Avrebbe mai trovato una cura, ovemai ne fosse esistita una? Chi o cosa aveva visto nella Frattura? Da cosa derivavano i suoi poteri in quel mondo, oltre alla sua fede nella Misericordiosa Sinaja? Cosa significava il fatto di essere un'essenza, una proiezione di se stessi?

Il timore che lo avvolgeva non era il sentimento giusto per un clerico come lui, e quelle non erano domande da Taumaturgo. Erano domande da Teosofista, lo sapeva benissimo, come diceva sempre il suo Maestro Visu. Ma rimbombavano nella sua testa senza sosta, rimbalzando fino a fargli scoppiare la testa.

Si fermò un attimo, stanco della camminata e dell'incessante opera di distrazione del suo cervello, si guardò attorno e vide alle spalle le mura del campo di quelli che si facevano chiamare Soldraconis, i "vincitori" di quella disfida che aveva impegnato tutti per molto tempo, ed un brivido gli percorse la schiena. Aveva visto in quel mondo tutte le aberrazioni che nel suo mondo era normalmente portato a combattere, ma su quel piano esse erano tollerate se non in alcuni casi addirittura accettate apertamente. La cosa, oltre a lasciarlo perplesso, lo faceva tremare di sdegno e di rabbia. Ma la collera durò pochissimo e lasciò lo spazio ad una muta rassegnazione. Non era il padrone di casa e non poteva dettare le regole. Come ospite il suo compito era accettare e ringraziare.
Improvvisamente si trovò a ripensare alle parole del Guardiano Moebius... "Andate dai vostri cari e chiedete loro scusa perchè avete fallito... Questo è l'Anno del Drago. Noi siamo il Male Necessario". Queste parole non gli piacevano, nemmeno un po'. Non ne capiva il senso ma lo inquietavano ogni modo, come se dentro di essere fosse contenuto un messaggio nascosto di cui non aveva la chiave. Scrollò la testa ed alzò le spalle, come ad allontanare quel pensiero, proseguendo la sua marcia.

Finalmente, alla fine di una salita, lo vide. Lo stesso portale che sembrava averlo portato lì lo attendeva, questa volta muto e senza luce, quasi un buco nero che sembrava inghiottire l'oscurità circostante.
Non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
Ma era forse l'unico modo per tornare indietro.
Doveva andare.
Doveva parlare con altre persone, capire cosa era successo, chi erano gli altri cittadini di Aelemil che aveva incontrato, cosa ne aveva scaturito la loro presenza.
Per un attimo ripensò ai compagni di quei giorni... ed il volto si increspò in un sorriso, l'unico di quella giornata così amara. Chissà se li avrebbe mai più rivisti. Ora non era più tempo di farsi domande. Era il tempo di tornare indietro verso casa.

Un'ultima domanda colpì Silius mentre saltava nel portale tenendo ben stretto in mano il suo filatterio: perchè lui?
Una eco lontana di una risata suonò come una risposta.

giovedì 3 aprile 2014

2013: un anno di recensioni e di musica



Diciamolo sin da subito, sono un uomo fortunato.
Sono un uomo fortunato perché faccio un lavoro che mi consente di dedicarmi a tutte le mie passioni, e tra queste una grandissima parte la occupa la musica. Uniamo questa cosa alla scrittura e viene fuori come sia possibile che io scriva per alcuni blog del settore.
Nel corso del tempo mi sono specializzato sempre di più, complice la mia conoscenza musicale, verso le recensioni dei dischi, quello che in inglese viene chiamato “recenseador” e che in italiano molti pensano sia il “critico musicale”. Qualunque termine si voglia scegliere, questa mia passione mi permette di essere a contatto con tantissima musica nuova ogni anno e di ascoltare davvero di tutto, dal pop alla lirica passando per il metal e l’elettronica.
Dall’anno scorso ho deciso di stilare un mio personale “the best” di tutto l’ascoltato nel corso del 2013. Ovviamente, essendo personale, è fallace e degno e pregno di errori e/o precisazioni, ma che dire, a me queste canzoni sono particolarmente piaciute.
Buona lettura ed eventualmente buon ascolto.

Alice in Chains – “Hung on a hook”
Alter Bridge – “Calm the fire”
Black Sabbath – “End of the beginning”
Bring me the Horizon – “Can you feel my heart”
Daft Punk – “Giorgio by Moroder”
David Bowie – “Where are we now”
Deep Purple – “Uncommon man”
Depeche Mode – “Angel”
Diraq – “B.L.O.O.D. (Bad luck over old duck)”
Dream Theater – “Along for the ride”
Fabryka – “Un giorno perfetto”
Fall Out Boy – “My songs know what you did in the dark”
Filter – “We hate it when you get what you want”
Franz Ferdinand – “Right action”
HIM – “When love starts to die”
Il Maniscalco Maldestro – “Briciole”
Jack Savoretti – “Not worthy”
Joe Satriani – “A door into summer”
John Mayer – “I will be found (lost at sea)”
Johnny Hates Jazz – “The road not taken”
Kuadra – “Nuove cure mortali”
Lady Antebellum – “Better off now when you’re gone”
Mogwai – “Hexon Bogon”
Nosound – “Afterthought”
Pentatonix – “Daft Punk”
Pico Rama – “Manitù”
R. Kelly – “Legs shakin’ ”
Stereophonics – “Been caught cheating”
Suede – “Barriers”
Virginiana Miller – “Due”
Volbeat – “Cape of our Hero”
Within Temptation – “Radioactive”
Zona MC – “I sofisti del 2000”

martedì 25 febbraio 2014

Sanremo 2014: le mie pagelle



Come qualcuno di voi sa, sono stato a Sanremo per MelodicaMente.
Questi sono i miei voti.

I voti 0, 1 e 2 non se lo merita quasi nessuno. QUASI. E’ un voto cumulativo invece per chi, a Casa Sanremo, incurante del fatto che anche gli altri stanno lavorando, se ne fregano altamente e pensano solo al proprio tornaconto, staccando caricabatterie, passandoti avanti, spintonando e lanciandoti via. Purtroppo le brutte persone esistono ovunque, non è colpa di Sanremo.
Voto 3:  IL BILIARDINO. Qualche genio del male ha deciso di mettere nell’area live un biliardino di plastica trasparente per fare svagare le persone. Scelta PESSIMA in quanto il suddetto balocco è diventato preda di scalmanati bimbi (con tanto di pass) che hanno quasi rotto lo stesso a furia di partite e sicuramente rotto le scatole di molti a furia di urla e moine. Un goccio più di controllo non avrebbe fatto male.
Voto 4: come raggiungere Sanremo, ovvero della viabilità e dei suoi demoni. Purtroppo una frana lungo la costiera, frana che ha bloccato la viabilità su strada ferrata, ha mostrato drammaticamente quanto Sanremo sia in un cul-de-sac geografico che la rende difficile da raggiungere, se non un incubo, visto che se non si disponeva di una macchina c’era l’unica scelta della corriera da Albenga o da Voghera con due cambi ferroviari ed un viaggio di tante ore per raggiungerla.
Voto 5: i Big. Il voto è dovuto alle canzoni ed alla conduzione del Festival. Alcune canzoni dei Big erano in pieno stile sanremese fatte da cantanti che compaiono ormai solo a Sanremo e quindi non ci si poteva aspettare di più… Stupidaggini. Un minimo di sforzo in più per non cantare un testo che rasenta una lista della spesa come poeticità era quantomeno ben accetto. E le canzoni più intelligenti e belle sono andate tutte fuori alla prima scelta. Continuiamo a farci del male.
Voto 5 bis: l’ironia e le imitazioni. La presenza della Litizzetto e di Crozza potevano portare a pensare di interventi sapidi e pungenti a risollevare lo spirito di un Festival molto sotto tono.
Errore.
A meno che non sia scritto sul contratto, qualcuno mi spiega perché Lucianina deve sempre fare quella voce odiosa e querula e Fazio deve fare le imitazioni quando c’è da riempire un vuoto? E’ come un comico che dice una barzelletta per riempire il tempo di uno spettacolo: alla prima ridi, alla seconda abbozzi un sorriso, alla terza rimani interdetto. Alla quarta fischi.
PS Crozza lo salvo, la sua caustica ironia è il termometro della situazione in Italia.
Voto 5 tris: la giuria di qualità. Nomi abbastanza altisonanti per una scelta importante, ovvero chi vincesse il Festival, ma quando un membro della giuria come Rocco Tanica esce dal coro e dice che non è d’accordo con le scelte, lui che tra poco è l’unico musicista in mezzo a quei dieci, qualche dubbio ti deve venire.
Voto 6:  Sanremo ed i sanremesi, cioè la “movida” sanremese. Rispetto agli anni scorsi tutti parati e coperti hanno parlato di una edizione sotto tono del Festival, edizione che ha portato anche molti tra addetti ai lavori e non a disdegnare il Festival ed a rimanere a guardarlo a casa senza venire nella Città dei Fiori. La mancanza del palco a Piazza Colombo ne è un chiaro segnale. Ma tutti i cittadini di Sanremo si sono comportati in maniera egregia ed hanno ampiamente compensato alla pecca. 4 alla organizzazione, 8 alla gentilezza dei Sanremesi. Voto di media quindi.
Voto 7: i Giovani. Come da qualche anno ormai a questa parte, la gara delle Nuove Proposte a livello musicale si è rivelata molto più interessante di quella dei Big. Cantanti come Diodato, Zibba, The Niro e Filippo Graziani hanno dimostrato di avere idee, talento e capacità per sfondare ed il coraggio sufficiente a portare anche in un vetrina come Sanremo la propria cifra musicale senza snaturarsi e/o scendere a compromessi. Su Rocco Hunt non mi pronuncio, la canzone non mi è piaciuta e sarei ingiusto a definirla un semplice prodotto musicale programmato a tavolino che sfrutta la genuinità dio un ragazzo di vent’anni dal volto pulito e che ci crede davvero per vincere facendo leva sul buonismo e sui morti di una regione che ha vissuto una tragedia. Ops, l’ho appena detto.
Voto 8: chi si è esibito. Casa Sanremo ha ospitato il live di alcuni artisti che hanno degnato il (poco) pubblico presente di esibizioni a dir poco eccellenti, se non addirittura eccezionali, cantando al di là del pubblico vociante e della scarsa attenzione. Cito solo l’Anonima Straccioni, i Tribemolle, Jack Savoretti, i Quisisona ed i Perturbazione che hanno regalato pomeriggi e serate magiche. Life is real, play it live.
Voto 9: quelli come me, ovvero gli altri siamo noi. Un ringraziamento complessivo e totale a tutti gli addetti stampa che hanno invaso Casa Sanremo senza avere il pass della sala stampa “Lucio Dalla” e che hanno affollato il primo piano animandolo con la loro gentilezza e la loro cordialità. Un saluto in particolare a Jacopo Casati, fratello nel metallo, ed un abbraccio a tutti: se questa esperienza particolare è stata particolare e coinvolgente è anche merito loro che hanno riempito ore ed ore di attesa con chiacchiere, risate e condivisione di tanti piccoli momenti.
Voto 10: il personale di Casa Sanremo. E qua sono io a dover ringraziare tutti quanti quelli che hanno reso possibile da dietro le quinte tutto Sanremo. NESSUNO e sottolineo NESSUNO mi ha mai trattato male ma anzi sono stato accolto a suon di sorrisi e strette di mano e tutti mi hanno fatto sentire a casa ed accettato nonostante le mie mille domande e le mie mille richieste di informazioni. E’ ingiusto fare nomi, ma mi sembra doveroso citare Riccardo della Promotion Lab, Luca della sicurezza, Valentina e Fabrizio di Barchef ed il boss Antonio. Un grazie di cuore a tutti voi.

domenica 12 gennaio 2014

Capisci di essere emigrante quando, durante la spesa...



… prendi il carrello. Sempre. Anche se devi prendere solo 3 cose.

…”Tanto devo comprare solo il caffè e il latte” e finisci con un carrello pieno di offerte “perché così si risparmia”.
“Ma che ce ne facciamo di una cassa di latte detergente?"
"Era in un'offerta pazzesca, potevo non prenderlo?"

… compri solo il caffè della tua regione (perché gli altri, A PRESCINDERE, fanno sicuramente schifo). E tra te e te ti lamenti del fatto che tanto il caffè non verrà mai bene come quando eri giù a casa.

… ”la mozzarella della Coop? Ma stai scherzando? Quella NON E’ MOZZARELLA, al massimo è fiordilatte.”

… non compri il pane quasi per principio, tanto farà sicuramente pena.

… cerchi invano cose come caciocavalli, provole affumicate, salumi… e non li trovi. O le trovi ma a prezzi da bulangerie del centro storico.

… “la spesa si fa una volta e si fa per bene!”. E via 20kg di roba per un peso assurdo.

… compri il vino in bottiglia rimpiangendo i viaggi in cantina sociale da Zi’ Tonino con la damigiana da 10l.

… quando paghi e saluti, guardi fuori e non vedi il sole e ti intristisci.

… quando stai caricando la macchina e ti prende un vago ed indistinto senso di tristezza che durerà per un bel po’. E non sai cosa sia, se sia il caffè, il pane, la mozzarella, il vino o tutto insieme sommato e moltiplicato per un qualcosa che non sai spiegare a parole ma che conosci bene. E sai anche che sarai intrattabile per tutta la giornata.